Un menu rigorosamente stabilito, due super chef assoldati al proprio servizio (anche per il reperimento non proprio facilissimo degli ingredienti, finocchietto compreso) e la cena è servita.
Non il ristorante ma la cucina (e il barbecue) di casa.
Non presentazioni scenografiche ma moltissima sostanza.
Non le solite portate ma un scaletta di tutto rispetto seguendo solo i gusti e le inclinazioni del festeggiato offerente (con grande giubilo anche di tutti di commensali convocati).
Che così ha voluto che fosse composto il menu:
Spaghetti alle vongole (fotografati un po' rinsecchiti per una telefonata inopportuna giunta giusto un attimo prima di sedersi a tavola...)
Orata alla brace
Scampi alla brace
Gamberoni al cognac
Cozze gratinate
Peperoni arrostiti
E infine loro, quelle lumachine il cui ricordo (molto confuso) si perde nella notte dei tempi, ma che è sempre una gioia far rivivere.
Mista a un filo di scetticismo perché ogni volta la domanda è “mi piaceranno”?
Superfluo stare lì troppo a cincischiare in domande e arrovellamenti.
È sufficiente oltrepassare tabu mentali e assaggiare la prima, dopodiché sarà molto difficile smettere e la risposta arriverà da sé.
Telefonata alla solita amica di Fano (quella delle castagnole morbide), che le signore lumachine le chiama Bombolini, o Garagol, secondo il momento, e la ricetta è fornita.
La via schiusa.
Tornare indietro praticamente impossibile, perché una volta (ri)scoperti certi sapori non se ne può più fare a meno.
Il tutto annaffiato da ottimo vino e completato da una paradisiaca millefoglie del miglior pasticciere di zona.
Manco la torta ho dovuto fare quest’anno, sollevata dal pensiero e dagli arrabattamenti di quello passato….e del resto confrontarmi con il mastro pasticciere di zona non era proprio cosa (...lo avrei ridicolizzato ;-)))))))
Insomma, una cena da re per festeggiare la boa dei 35, ma in fondo (con sorpresa svelata a inizio serata), soprattutto per dare il benvenuto e accogliere con tutti i crismi, la nuova bambina di mio fratello
….essere zia di una moto è sempre stato il mio sogno, già peraltro ampiamente appagato da tutte quelle che l'hanno preceduta e dalle altre due attuali, singolari nipoti, la preferita delle quali non può che essere questa:
Diventata così dopo un accuratissimo e meticoloso lifting che non faceva minimamente presagire un cambiamento tanto radicale, giacché prima appariva esattamente così:
(non chiedetemi come, che il carrozziere pazzo è lui..)
Quello è stato senz'altro il suo capolavoro, ma mi sento di sbilanciarmi affermando con sicurezza che dopo la personalizzazione cui l’artista dei pennelli e dei bulloni la sottoporrà, la preferita diventerà questa, non fosse altro che per il fatto di essere destinata a viaggioni come quello in programma per Capo Nord!
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Per mangiare un piatto del genere si deve essere innanzitutto molto ben disposti. E disposti a tante cose.
A tuffarcisi innanzitutto, perché piluccarla solo, una bontà simile, parrebbe quasi sacrilego.
A riporre forchetta e coltello, facendo finta che non esistano.
A prepararsi una bella scorta di tovaglioli accanto e a far comparire sulla tavola quegli stuzzicadenti che mai, in nessun caso il galateo consentirebbe e che qua invece diventano l’arma principale.
A insudiciarsi soprattutto.
E poi un po’ anche a produrre e sopportare rumori molesti mentre si assaporano uno via l’altro, come le ciliegie, come i più golosi dei cioccolatini.
Dopo, una volta scoperti, manina sul cuore, non se ne potrà più fare a meno!
Ingredienti (per circa 6 persone)
1 mazzetto molto abbondante di finocchietto selvatico (barbe e gambi)
1 barattolo grande di pelati schiacciati o passati al minipimer
1 bicchiere di vino bianco
1 bicchiere d’acqua
1 spicchio d’aglio
Olio extravergine d’oliva
Sale
Peperoncino
Procedimento
Lasciare spurgare le lumachine in acqua leggermente salata per un’oretta, dopodichè lavarle accuratamente sotto l’acqua corrente. Sistemarle in una pentola con acqua fredda e appena raggiunge il bollore toglierle dal fuoco e scolarle.
In un altro tegame far soffriggere l’aglio insieme a una parte di finocchietto spezzettato grossolanamente, aggiungere il pomodoro, salare con moderazione, insaporire con il peperoncino e far cuocere per una decina di minuti.
Unire quindi le lumachine, il vino e l’acqua (mamma ha utilizzato l’acqua di cottura delle lumachine filtrata), aggiungere altro finocchietto, sempre spezzettato grossolanamente e far sobbollire per circa mezz’ora.
Gustare caldissimo con crostini di pane.
Suggerimenti e considerazioni:
- munirsi di quantità sufficiente di pane perché l’intingolo sarà irresistibile
- non aver paura di eccedere con il finocchietto e prevederne quindi un mazzetto piuttosto generoso
- sarebbe bello, con quel sughetto, condirci un piatto di spaghetti, ma è molto difficile che ne avanzi un po’…