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Channel: Pizza Fichi e Zighinì
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È matto è matto! – Arrosto estivo al tonno

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Ci ho girato intorno molto a lungo.
Esattamente da quando, un mesetto fa, ho voluto imparare a giocare a scacchi.
E ho preso a farlo tutte le sere, a volte anche qualche pomeriggio, appassionandomici sempre di più, roba che mai avrei creduto possibile.
Io, poco paziente, molto approssimativa,  e con la mente per niente matematica.
Dice: ma la matematica che c’entra? Beh quella precipuamente e letteralmente intesa magari poco, ma imparare per esempio che i pedoni procedono solo in verticale ma mangiano solo in diagonale, che le torri si spostano solo a croce e non in diagonale, che il cavallo si muove “a elle”  invece gli alfieri solo in diagonale e che perfino sua maestà il Re può mangiare ma a patto di compiere un unico passettino alla volta (però in tutte le direzioni) è da mente matematica.
O perlomeno molto elastica, abituata al calcolo e al ragionamento veloce e lungimirante.
All’inizio infatti io procedevo a tentoni, senza nemmeno capire bene quale fosse, di preciso, lo scopo del gioco.
Giocavo e basta, caparbiamente, de tigna, con tutti i sentimenti e l’obiettivo unico di vincere, che giocare solo per partecipare a me è sempre sembrata una cosa un po’ da sfigati.
O da paracuccumiche buttano le mani avanti, pe non cascà indietro.
E però non ero in grado, con le scarse nozioni ancora in mio possesso, di conquistarmi la vittoria.
Potevo anche arrivare alla fine della fiera, ad aver mangiato (quasi) tutti i pedoni, i due alfieri, le torri, i ciucci e perfino sua maestà la regina, che quell’accidente del Re avversario mica mi riusciva di metterlo definitivamente in scacco.
Ma non è roba semplice quella.
Ho sperimentato, senza conoscerla prima, la situazione frustrantissima dello stallo, della parità dichiarata per incapacità inflitta a quell’impedito del re avversario, di muovere ulteriori passi senza però metterlo realmente in pericolo.
Cosicché la partita finisce in parità.
E lì si rosica proprio di brutto.
Una serata intera a discutere, a dire che Lui, l’amato bene, l’aveva fatto apposta a non spiegarmi bene le regole!
E a concludere che comunque avevo vinto lo stesso.
“ma lo scopo del gioco è dare scacco al re” mi faceva notare pazientemente lui.
nun me frega gnente, il re non si poteva più muovere e quindi ho vinto io” ribattevo irrazionalmente io.
Ma naturalmente non era così.
Mi serviva crederlo però per darmi coraggio, per dirmi “ok, se sono riuscita -per puro c…aso-  a fare questo posso riuscire anche a vincere!”.
E sabato 17 agosto alle ore 23:36 la magia si è compiuta….
 
(ovviamente i neri sono i miei)
Sotto lo sguardo attonito e mezzo sconvolto del mio degno avversario.
Che ormai se la sentiva calla e giocava con un occhio solo, la sigaretta su un lato della bocca e la sicurezza di chi pensa “tanto questa non mi batterà mai”.
Poi ha iniziato a cercare cavilli, ad appellarsi a presunte irregolarità, a dire che in una certa fase della partita mi aveva fatto ripetere una mossa ché sennò avrei perso subito (dice).
Fino a giocarsi la carta dell’umana pietà, attribuendo la defaillance alla puntura di vespa – con relativo scatenamento di reazione allergica - subita il giorno di ferragosto in spiaggia.
È vero che giocava con l’impacco di ghiaccio sul dito gonfio come  un salsicciotto e ricoperto di inguardabili croste purulente (dopo aver steso strati spessi di pomata al cortisone, ingoiato una mezza scatola di antistaminici e dettato le ultime volontà).
Ma la mano offesa era la sinistra.
Mica la destra.
Mica il cervello.
Dunque è ufficiale: è Scacco matto signori, mica cavoli!
E la vittoria ha un sapore proprio dolce………………
UAUUUUUUUUUUUUUU.

@@@@@@@@@@@@@@


Sempre la Parodi (sì, m’è presa fitta con i suoi libri da cui, cavilli linguistici a parte, devo dire si traggono spunti interessanti) lo chiama “Vitello tonnato senza maionese”, ma io l’ho ribattezzato col nome diverso di cui nel titolo. Perché il vitello tonnato mi piace troppo per non restare delusa al primo assaggio di questo. Perché il vitello tonnato è fatto con la maionese e basta, o comunque con le uova (sode, frullate), in ogni caso con quella crema dalla consistenza inconfondibile che ‘nc’è gnente da fa: deve sapere, anche vagamente, fosse pure di striscio,  di maionese.
Che poi a  dirla tutta io manco avevo preso la carne di vitella. Un arrosto qualsiasi di manzo (o di vitellone, di arista di maiale, perfino la fesa di tacchino secondo me potrebbe andar bene!), che mi pareva sodo, compatto, senza troppi grassi e grassetti da vivisezionare (quanto ai tagli: girello, tondino, magatello, piccione, cappello del prete….o quello che trovate)
E allora ecco, basta decidersi a chiamarlo con un nome diverso. Che per essere una versione estiva dell’arrosto è proprio gajardo: comodo (per una cena lo puoi preparare pure il giorno prima), pratico (te lo porti anche in spiaggia), buonissimo, fresco e sfizioso, niente da eccepire.
….Ma non chiamatelo vitello tonnato!

Ingredienti (per circa 8 persone)
Un arrosto da circa 1kg
1 carota
1 costa di sedano
1 cipolla
1 spicchio d’aglio
3-4 foglie d’alloro
2 cucchiaini di farina
1 rametto di salvia
1 bicchiere di vino bianco

Per la salsa:
200 gr di tonno sott’olio
1 cucchiaio di capperi
2 filetti di acciuga
1 limone
sale

Procedimento
In un ampio tegame dai bordi alti scaldare l’olio con dentro sedano carota e cipolla tagliati a pezzi grossi, insieme all’aglio leggermente schiacciato. 
Quando inizierà a sfrigolare unire la carne, leggermente infarinata, e farla rosolare bene su ogni lato. 
Salare con moderazione (considerando la presenza successiva del tonno e dei capperi), sfumare con il vino alzando la fiamma, aggiungere le erbe aromatiche quindi coprire e lasciar cuocere a fuoco moderato per circa 1 ora, o comunque fino a quando inserendo uno stecchino nella carne non ne uscirà un liquido trasparente.

Una volta pronta mettere da parte la carne, 
eliminare dal fondo di cottura le erbe e l’aglio, lasciando però le verdure. N.B.: in questa fase della preparazione della salsa regolarsi con la quantità di sugo rimasto sul fondo. Se è troppo, metterne via una parte che si aggiungerà eventualmente in un secondo momento, per dare la giusta consistenza alla salsa che altrimenti potrebbe risultare troppo liquida. Aggiungere i capperi, il tonno e il succo del limone e frullare il tutto. 


Tagliare la carne, 

disporla su un piatto da portata e condirla con la salsa.
Riporre in frigo fino a una mezz'oretta prima di servire.


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