Farà male la camomilla scaduta?
Me lo chiedo mentre all’ennesimo risveglio notturno decido che basta, mi devo alzare.
E penso di farmi una camomilla per l’appunto.
Che con l’afa di stanotte, lei, fumante nella sua tazza di ceramica spessa che trattiene il calore il più a lungo possibile (e non lo rilascia manco ammazzalla) è proprio la cosa più indicata.
Del resto mica posso trovare conforto e coccola in una birra ghiacciata.
O calma e serenità in una fetta di cocomero .
E questo è ciò che passa il convento: quattro bustine di camomilla scaduta.
Ma mica da tantissimo: solo 6 mesi.
Al massimo mi cresceranno farfalle nello stomaco.
Che magari le larve ci arrivano vive laggiù.
Oppure le vedrò galleggiare prima ancora di mescerla (ma sorvolerò pure su questo).
Potrei attaccarmi al karkadè (quello dell’hennè), o a una tisana ai frutti di bosco.
Ma poi penso che quest’ultima starà lì, nella sua bella scatolina di legno assieme a tutte le altre, da almeno 5-6 anni, altro che mesi. Magari troppo. Continuo a usarle come profuma-ambienti, che forse è meglio.
Nel frattempo che bolle l’acqua però aggiorno la lista della spesa: che non si ripeta più una cosa del genere.
Rimanere senza camomilla! E se avevo mal di pancia??
Il Buscopan, sì, ma quello mica ti coccola.
Mentre aspetto che l’acqua bolle canticchio la sigla della Pimpa, che nella sua follia pure estetica co la trippa, la lingua eternamente penzolante da un lato e gli enormi pois staccabili, il grande mondo (tondo) girerà.
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Siccome mi dà l’urto di nervi, sia la visione sua che di gatta Rosita, Colombino e Bombo Ippopotamo (con l’unica eccezione di Pinguino Nino, che mi sta vagamente simpatico e, ma solo lievemente, della Paperina Olivia) passo alla canzoncina di quella creatura strana e un po’ speciale rispondente al nome di Ondino (che, si badi bene, non è un bambino e non è un pesciolino).
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Lui sì che è dolce e affabile, insieme a tutta la sua banda di squinternati che vivono in fondo al mare e un po’ pure sulla spiaggia: Icaro il gabbiano, Consuelo la tartaruga, Giasone il paguro e Polly la polpetta (inteso nel senso di piccolo polpo femmina, non di pallotta di carne macinata: specifica per i grandi, che i piccoli il pericolo di questi fraintendimenti non lo sfiorano nemmeno).
Da lì il passaggio è molto breve e quasi scontato: sorvolando sulle grufolate ossessive della famiglia Pig al completo
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(e sulla triste sorte delle povere Susy pecora e Rebecca coniglio, vittime designate dell’egocentrismo di quella inguardabile Principessa Peppa, che se la sente calla nonostante se ne vada in giro con un asciugacapelli al posto del muso e ha come unico scopo di vita quello di zompettare poco regalmente da una pozzanghera di fango all'altra), mi soffermo sui gattini di pongo bianco e rosso
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che invece di parlare mugugnano ma scorrazzano allegramente tra alberi e non meglio specificati compagni di avventura, pure loro gommosi, al ritmo di Mio, Mao, Mio, Mao, lallallallalà (da cantare tutti insieme, nonni compresi, saltellando scalzi e battendo le mani!).
Al bando Cuocarina che, pur simpatica ha una sigla e un modo di fare che, a quest’ora di notte, potrebbe agitare più che rasserenare…e allora la camomilla che me la sto a fa a fa’?
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Ma il mio cartone preferito in assoluto è (e qui posso dichiararlo apertamente senza tema di smentita e senza correre il rischio di rimetterci i dinosauri faticosamente conquistati sul campo per l'ardire dell'affermazione), Pipì, Pupù e Rosmarina
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che a guardarli di sfuggita non si capisce proprio bene, ma in realtà sarebbero, nell’ordine, un orsetto lavatore (in pigiama a righe), un uccellino (implume) e una coniglietta (con la vestaglietta da casa).
I tre se ne vanno a spasso per il mondo in cerca del MaPà, ossia la mamma che è un papà…o viceversa, sempre, rigorosamente, nuotando su nel ciel e volando giù nel maaaaaaaaar.
Nel frattempo la camomilla è pronta, intingo la bustina con cura aspettando che l’acqua si colori un po’.
Intanto (oltre a quelle di cui sopra) faccio delle (altre, profonde) considerazioni che sembrano portare tutte in un’unica direzione:
-se pure di notte mi sveglio passando in rassegna le sigle di tutto il palinsesto di Rai YoYo con l’euforia di poter decretare la migliore in completa autonomia (e qualche risicata concessione a piccole chicche di Cartoonito o K2);
- se il dialogo quotidiano non va oltre la sillabazione di Mam-ma/Pa-pà/Ta-ta e l’emissione di suoni (acuti) non meglio specificati e ancora tutti da decrittare;
- se gli argomenti quotidiani di conversazione vertono esclusivamente sulla disamina di chi, fra Polacanti, Allosauri, Triceratopi e Pteranodonti fosse il più forte e scaltro;
-se mi risveglio di soprassalto nel cuore della notte chiedendomi se quella mattina ho spalmato uniformemente la protezione 125 su schiena e collo di entrambi i pargoli, oppure magari ho dimenticato incautamente qualche cm di pelle dell'uno o dell'altra;
- se la massima aspirazione della giornata è riuscire ad andare anche un’unica volta in bagno a porte chiuse e soprattutto da sola, senza dovere, contestualmente all’espletamento (ultra rapido) dei bisogni fisiologici, reggere la mano della piccola, neo deambulatrice ancora incerta sulle proprie gambe, per evitare che si scapicolli nello spazio infinitesimo fra bidet e vasca da bagno, oppure senza interrompere la battaglia in atto fra almeno 4 dei dinosauri di cui sopra, col treenne di lei fratello;
- se alle ore 13 vorrei starmene ancora sulla spiaggia a rosolarmi al sole anziché essere già transitata per casa, aver fatto doccia-pranzo-caffè in tempo record e stare ferma sotto il sole (sì ma vestita e accessoriata) ad aspettare che arrivi il mio treno;
- se i risvegli mattutini sono costellati di enormi preoccupazioni relativi alla sorte di Ape Maia alle prese con i guai in cui puntualmente si caccia Willie, nonostante i saggi consigli di Flic……
………..Se almeno tre di questi casi si verificano con una certa costanza allora è ufficiale:
Signori, è ora di andare in ferie!!!
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Ingredienti (per 4)
8 pomodori rossi da riso
10 cucchiai di riso parboiled
5 patate medie
mezza cipolla
2 spicchi d'aglio
abbondante prezzemolo
qualche foglia di basilico
5 patate medie
mezza cipolla
2 spicchi d'aglio
abbondante prezzemolo
qualche foglia di basilico
Olio extravergine d’oliva
sale
sale
pepe
Procedimento
Dopo averli lavati e asciugati, tagliate la calotta superiore dei pomodori e svuotateli con un cucchiaio stando attenti a non romperne le pareti e raccogliendo in una terrina la polpa ricavata. Schiacciate la polpa con una forchetta e unitevi il riso, l'aglio, un po' di olio, il prezzemolo tritato, il basilico, un po' di sale e pepe. Mescolate bene il composto che dovrà risultare abbastanza liquido. Salate leggermente l'interno dei pomodori e riempiteli con il composto di riso per tre quarti (cuocendo il riso si gonfia e arriva all'orlo), quindi ricoprite i pomodori con la loro calotta, sistemateli in una teglia precedentemente oliata e irrorateli ancora con un po' di olio. In una terrina condite le patate tagliate a pezzi grandi con olio, sale e pepe e disponetele intorno ai pomodori riempiendo gli spazi vuoti (n.b.: se avanza del composto di riso, disponetelo pure sulle patate: verrà croccante e buonissimo!). Cuocere in forno ben caldo per circa 1 ora.
Lasciare raffreddare benissimo prima di gustarli.