Quantcast
Channel: Pizza Fichi e Zighinì
Viewing all articles
Browse latest Browse all 449

Verso il Sudafrica (Parte I): I passi compiuti – Zucchine ripiene (più di zucchine che di carne)

$
0
0
 Tutto ebbe inizio in un freddo e piovoso pomeriggio di febbraio quando, non avendo di meglio da fare, iniziammo a fantasticare su un ipotetico viaggio nella parte più bassa del continente africano.
Talmente smisurata da rendere necessario (=indispensabile per due precisini come noi) scompattare tutti i posti da vedere in due (tre, quattro….) itinerari distinti e separati, che fare tutto in una volta, zompettando magari da Cape Town fino a Durban ci pareva quasi sacrilego.
Si ponevano poi tutta una serie di altre questioni su come-dove- quanti posti vedere fra tutti quelli che vorremmo, spalmandoli sul budget fisso di 14 giorni totali: quale parte privilegiare, se la costa Atlantica o quella sull’Oceano Indiano, se il Nord-Ovest o il Sud-Est.
Se dedicarsi solo ai parchi sconfinati e alle immense riserve oppure includere anche le grandi città, se non altro quelle in cui si è obbligatoriamente (o quasi) di passaggio.
Se mettere il naso pure negli stati indipendenti di Lesotho e Swaziland o limitarsi a circumnavigarli semplicemente. E non è cosa da decidere una volta sul posto perché quando noleggi la macchina devi comunicarglielo subito se intendi “sconfinare” e pur essendo quegli stati esattamente al centro di alcuni itinerari, varcarne i confini significa pur sempre attraversare una frontiera. E oltre confine l’assicurazione non ti copre.
All’inizio solo confusione e due uniche certezze: trovare il volo più economico e noleggiare una macchina.
Tutto il resto è venuto dopo, con calma, riflessioni accurate, qualche scornata di coppia e studio matto e disperatissimo.
 Da parte dell’amato bene, s’intenda, perché in casi come questi il lavoro sporco tocca a lui.
Per quanto mi riguarda, a parte scegliere fra opzioni preventivamente vagliate ed essere interpellata (pretendendo pure di avere l’ultima parola) su determinate questioni spinose precedentemente sviscerate, mi sono goduta solo il lato bello di tutta la faccenda, affidandomi al mio MoltoPersonal Travel Assistant……….


Quello che abbiamo fatto finora:

- Prenotare il volopiù conveniente che allora, cioè 5 mesi fa, era quello diretto al Cairo e farlo coincidere con un altro da lì a Johannesburg scegliendo tra due, estreme, opzioni possibili:
-         A) solo un’ora di tempo tra le due coincidenze.
-         B) 6 ore da stazionare nell’aeroporto egiziano in attesa del volo per Jo’burg.
Una sana via di mezzo sarebbe stato pretendere troppo (anche per una fannullona dell’organizzazione come me), allora siccome fidarsi è bene ma non fidarsi è sempre molto meglio, abbiamo optato per la seconda ipotesi onde evitare scapicollamenti maldestri per i corridoi dei transiti e visti da compilare (letteralmente) al volo (ragione per la quale il nostro viaggio per raggiungere il Sudafrica, tra voli effettivi e scali, durerà appena una trentina di ore totali, roba che manco per arrivare in Australia ci vuole tanto, ma il costo di un volo diretto non era nemmeno lontanamente paragonabile a quello fatto di trasbordi vari, e in fondo il bello, almeno per noi, sta anche in questo avvicinamento lento ma progressivo alla meta…);
- Stipulare un’assicurazione adeguata che ci copra per una serie di eventualità e per tutta la durata del viaggio (evitare, al momento della stipula, di leggere clausole troppo specifiche e un tantino esplicite tipo “rimpatrio della salma”, che sono di prassi e al limite concedersi giusto una grattatina scaramantica d’ordinanza).
- Noleggiare una macchina. La volevamo possibilmente col cambio automatico (tanto per facilitarci un po’ la vita, considerata la pratica del tutto nuova e sconosciuta della guida a sinistra) e il portabagagli abbastanza capiente onde evitare di dover lasciare magari bagagli in vista che non conviene mai, ma lì in Sudafrica, visto l’altissimo tasso di criminalità, ancora meno.
Per il portabagagli non c’è stato problema, il cambio automatico invece è andato a farsi benedire perché al momento della prenotazione non c’era una sola macchina di quel tipo in offerta e quindi ciccia: viva l’avventura e lo spirito di adattamento! Faremo di necessità virtù e impareremo (forse) a  guidare a sinistra…..;
- Prenotare anche il navigatore satellitare (che non è automaticamente incluso, ma che va richiesto e pagato – abbastanza profumatamente- a parte). Scaricarsi la mappa del Sudafrica sul tomtom nostro ci pareva più complicato e non del tutto affidabile. Poi siccome di impicci da portarci dietro ne avremmo giù una quintalata abbondante, abbiamo preferito evitare di doverci caricare pure mister tomtom)
- Abbattere la franchigia, subito alla stipula del contratto (a evitare di dover lavorare per il resto della vita solo per rifondere eventuali danni);
- Estendere l’assicurazione della macchina anche a un altro guidatore, che sarei io, che qui in Italia non guido perché non mi piace e potendo scegliere lo evito come la peste, ma in giro per il mondo l’investitura ufficiale di ruolo di “Secondo Pilota”  mi emoziona e mi inorgoglisce!!! Un po’ meno entusiasta è il passeggero che dovrò scarrozzare, ma dopo le autostrade americane a 18 corsie la guida per me non ha più segreti…..almeno quella classica, a destra….poi su quella a sinistra naturalmente non mi sento di garantire…);
- Richiedere la patente internazionale. Perché le notizie in merito sono contrastanti: chi dice che serve chi assicura di no, e nemmeno l’Aci (interpellato a mo’ di Furio-Verdone…) ha saputo chiarirci del tutto la questione, allora siccome noi saremmo leggermente pignoli (ma va’?!), per non sapere né leggere né scrivere, l’abbiamo fatta ugualmente: 80 euro, la porti un giorno, la vai a ritirare quello successivo e passa la paura. Che poi dici: ma sta patente internazionale che è? Niente di più che una traduzione, che pure uno scolaretto delle elementari alla prova di inglese potrebbe fare, peraltro vergata su un libretto di un comodissimo formato lenzuolo…..
- Stabilire un itinerario di massima e poi definirlo nel corso del tempo, tenendo conto del budget massimo a disposizione di 14 giorni compresi tra il volo di arrivo e quello di ritorno e partendo da qualche punto fermo e una domanda fondamentale:
cosa vogliamo (oltre che dalla vita in generale)  da questo viaggio in particolare?
Insomma, tenere a freno la (mia) valanga di velleità e iniziare a formulare ipotesi fattibili. Itinerari praticabili. Scelte realistiche.
E quindi scegliamo di lasciar perdere Cape Town e il punto in cui si incontrano i due oceani, le Table Mountain e l’avvistamento delle balene, per puntare esclusivamente verso Est, senza manco fermarci a dormire a Johannesburg, in un itinerario esclusivamente “verde” di circa 2000km, così formulato:
- Golden gateHighlandsNational park
- Isimangaliso Wetland Park, sulle rive dell’Oceano indiano, per vedere gli ippopotami a St. Lucia.
- Hluhluwe-Imfolozi Park per vedere i rinoceronti bianchi e  neri che vagano tra il White Imfolozi River e il Black Imfolozi River;
- Puntatina a Sabie, che di per sé è una piccola cittadina nemmeno particolarmente caratteristica, ma pare che vanti dei dintorni spettacolari fra cascate, montagne, canyon oltre che (nella vicina Graskop) un famoso posticino dove andare a gustare li mejo pancakes di tutto il Sudafrica, parola di viaggiatori del web;
- Il Kruger, naturalmente, l’autentica icona africana: un paio di giorni? Tre? Cinque alla fine! Perché l’ecosistema cambia da nord a sud e come fai a rinunciare preventivamente a questo o a quello?
- Terminando con la visita a qualche riserva per il recupero degli animali feriti: Mohololo Wildlife Rehabilitation, oppure Rhino&Lion Nature Riserve;
………e i giorni a disposizione sono finiti!
Non c’è più posto per le grandi città, ma a ridosso di una grande città ci viviamo e noi stavolta ce ne vogliamo tignosamente tenere alla larga. E pazienza per Durban, Pretoria, la stessa Johannesburg: sarà per un’altra volta, forse, quando avremo voglia di affidarci a una guida locale (perché visitare le township in autonomia non è possibile e di andare a girare per centri commerciali e grandi negozi, dove si è “al sicuro”, non ci interessa) e fare tutto un altro tipo di viaggio, con tutto un altro spirito e una diversa disposizione d’animo.
Senza mescolare troppo, senza affannarsi come al solito saltellando di qui e di là in una corsa infinita.
Natura, animali, tramonti infiammati, albe lucenti, sistemazioni pratiche, contatto con la terra e i suoi ritmi: stavolta è (vuole essere) solo questo.


@@@@@@@@@@@@@


Un classicone dell’estate, ma con personalizzazioni varie in giro per i blog e per il mondo. La morte loro sarebbe col pomodoro, ma siccome quest’ultimo meno ne mangio, meglio mi sento ho iniziato a fare la versione in bianco apportando ogni volta qualche piccola modifica.
Solo una cosa rimane imprescindibile: la polpa delle zucchine frullata da mettere nell’impasto, in modo che il ripieno sia più zucchine che carne, più dolce che deciso, più delicato che imperioso.
La consistenza sarà morbidissima e pure della fetta di pane ammollata in acqua (o latte) e poi strizzata si può fare tranquillamente a meno.
Da preparare la mattina per la sera, il giorno prima per quello successivo, che tanto vale la solita storia: più stanno lì, più sono buone!

Ingredienti (per 6, con dosi abbondanti)
8 zucchine romanesche belle grandi
500 gr di carne di manzo macinata
2 uova
2 cucchiai di pecorino (o parmigiano)
1 ciuffo di prezzemolo
3 spicchi d’aglio (che io evito di tritare ma mi limito a mettere interi nella teglia tanto per dare sapore)
Qualche foglia di basilico
Qualche cucchiaio di pangrattato
½ bicchiere di vino bianco secco
Olio extravergine d’oliva
Peperoncino
Sale

Procedimento
Innanzitutto munirsi di quell’attrezzo meglio noto (almeno da queste parti) come scannazucchine 

e svuotarle delicatamente una per una dopo averle lavate, private delle estremità e tagliate in 3 o anche 4 pezzi, secondo la grandezza.
Raccogliere la polpa in una terrina molto capiente 

e passarla al minipimer. Unire a questa il macinato, sale, pepe, pecorino, peperoncino, il prezzemolo tritato e le due uova leggermente sbattute. Impastare bene con le mani fino ad amalgamare tutti gli ingredienti.

Aggiungere al composto pangrattato quanto basta per renderlo manipolabile e iniziare così a riempire i cilindri di zucchina dopo averli salati all’interno.
Disporli quindi in una teglia cosparsa di poco olio. Con l’impasto rimanente formare delle piccole polpettine da rotolare nel pangrattato. Al termine completare con un giro d’olio, spargere sopra qualche fogliolina di basilico, più i 3 spicchi d’aglio interi, unire poco meno di mezzo bicchiere d’acqua e infornare a 180°. 
Trascorsa circa mezzora (girare delicatamente zucchine e polpette e bagnare tutto con il vino bianco.
Proseguire la cottura per altri 30 minuti o comunque fino a quando inserendo inserendo una forchetta in una zucchina questa risulterà morbida.

Lasciare raffreddare e gustare tiepide o a temperatura  ambiente.


Viewing all articles
Browse latest Browse all 449

Trending Articles