Un impellente urgenza mi induce a fare il punto sul nuovo anno che sta per iniziare.
Un dovere morale quasi.
Sento cori entusiastici per la fine dell’estate e leggo apologie di questo mese di settembre.
Alcuni cominciano a parlarne addirittura dal 20 agosto!
Più simbolico del 31 dicembre. Più carico del primo gennaio.
Pronostici, buoni propositi, progetti scoppiettanti, energia ritrovata, pronti via!
…Solo io l’energia l’ho lasciata lunga distesa sul bagnasciuga tra resti di conchiglie e schiuma di cavalloni pazzi?
Che agonizzo ancora davanti all’immagine dei costumi e dei pareo ormai riposti e mi sono incatenata alle infradito rifiutandomi di toglierle almeno fino a quando non vedrò spuntare i primi geloni sulle falangi dei piedi?
Che sento scendermi le lacrime pensando che fino all’altro ieri sguazzavo felice nelle acque calde del mare Egeo e adesso, un po' meno felice, sgomito e scalcio per salire sul treno regionale mattina e sera?
Che spero non arrivi mai il momento in cui toglieranno pure l’ora legale e alle quattro e mezza calerà la notte manco fossimo in Lapponia?
Che non ho progetti grandiosi, propositi ammirevoli, traguardi ambiziosi se non quelli di riuscire a spiccicare gli occhi al suono della sveglia la mattina e non farmi prendere dalle convulsioni al pensiero che il 1° ottobre ricomincerà pure la palestra?
Che confido in qualcuno che mi batta un colpetto sulla spalla spronandomi a svegliarmi per svelarmi che è tutto un incubo e in realtà siamo ancora ai primi di agosto?
Perché settembre io non lo digerisco tanto.
Mi sta proprio sulle scatole. Col suo sole pallidino e l'aria fresca.
Coi suoi ricominciamoe andiamo e facciamo e via si ripartee che bello l’autunno, l’inverno e i tè caldi davanti a caminetti scoppiettanti, sotto una calda coperta di lana.
Io il caminetto non lo accendo perché fa fumo, il tè non mi piace, la lana mi fa allergia, l’autunno sono solo foglie da raccogliere e di bello ha giusto l’arancione, le zucche e i cachi.
Ecco, lo dovevo dire.
Tutta invidia per gli amanti di settembre la mia.
Ripartiamo, ma non sono affatto d’accordo.
Che si sappia.
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Ingredienti (per 2)
200 gr di pasta di kamut (o altra a scelta)
1 melanzana viola
5-6 falde di pomodori secchi
2 cucchiai di pinoli
Scorza di 1 piccolo limone non trattato
1 spicchio d’aglio
1 ciuffo di basilico
1 cucchiaio di pinoli
Ricotta salata da grattugiare
Sale
Olio extravergine d’oliva
Procedimento
Tagliare la melanzana a dadini piccoli. In una padella antiaderente scaldare poco olio insieme allo spicchio d’aglio, unire i cubetti di melanzana e farli rosolare pochi minuti a fuoco moderato mescolando spesso.
Quando saranno morbidi e dorati aggiungere i pomodori tritati grossolanamente e la scorza grattugiata del limone. Lasciare insaporire un paio di minuti, quindi eliminare lo spicchio d’aglio, unire il basilico spezzettato e mettere da parte.
In un padellino antiaderente far tostare per un paio di minuti i pinoli mescolando continuamente.
Nel frattempo cuocere la pasta in abbondante acqua salata, scolarla al dente e saltarla pochi istanti nel condimento, aggiungendo, se necessario, qualche cucchiaio di acqua di cottura.
Fuori dal fuoco cospargere di scaglie di ricotta salata, unire i pinoli e servire subito.