Si potrebbe pensare che ci sia ormai leggermente venuto a noia.
Che ci siamo quasi assuefatti.
E quindi che lo lasciamo scivolare via così, tacciandolo di ricorrenza a uso commerciale, dicendoci che in fondo per noi è tutti i giorni, che non serve festeggiarlo e tanti saluti.
Ma io sono pur sempre la tipa tutta cuori(fondenti, di caffarel) e baci (perugina).
Mimose per la festa della donna e cene suicide con mamma e suocera per l’occasione.
La regina degli stereotipi e delle feste commerciali insomma.
Roba che con me gli sponsor del caso fanno i miliardi!
E il nostro 22esimo san Valentino (il 3° da sposati) non poteva di certo fare eccezione….
E allora pure dopo 9 ore di lavoro e treni e metropolitane e smadonnamenti e stamattina-non -sono--manco-riuscita -a-rifare- il- letto- tanto-andavo- di -corsa è stato festeggiato come e più del solito.
Senza fiori, che tanto quelli me li regala regolarmente durante tutto il corso dell’anno e con altrettanta regolarità salta questi appuntamenti fissi, perché è un tipo anticonformista lui.
E ci si mette pure la fioraia che è amica sua e molto prosaicamente gli dice: “domani non me venì a chiede i fiori che a parte che c’ho un casino, te li metto il doppio!...casomai viè dopodomani, il 15!”
Senza regali (no dai non ce li facciamo, non ho il tempo di andare in giro a cercarlo. ma tanto lo so che è un debole tentativo di depistaggio)
Senza eccessi.
Senza stravizi, né locali di lusso.
Ma la nostra trattoria campagnola sì.
Quella del matrimonio e dei gestori che sono nostri cari amici.
Sperduta in campagna, divisa in 3 sale d’inverno e piazzale con veduta panoramica d’estate, ma con il “nostro” tavolo sistemato in quella più raccolta, piccolissima, accanto a un camino scoppiettante.
E polenta con spuntature per cena.
E i cuori e i nastri rosso fuoco e le candele e i cioccolatini sul tavolo come piccoli e fondamentali dettagli curati dalle donne del locale.
Perché l’atmosfera sarà pure casereccia, ma il romanticismo alberga ovunque, signore mie!
E per fortuna pure stavolta s’è allegramente derogato alla regola di non farci regali, che il regalo più bello alla fine è un pensiero pensato, una sciocchezza architettata e mica ci vuole tempo per andarla a cercare.
Perché come dice saggiamente mio marito al collega parac...vento (mi moje nun ce tiene a ste cose, so’ sicuro che se je faccio quarcosa s’arrabbia pure”), una piccola sorpresa, anche in una festa ipercommerciale e solo consumistica come san valentino, in fondo all’anima potrebbe fare sempre, dannatamente piacere….
Allora mentre io ho giocato sul banalotto spinto presentandomi con un sacchetto pieno di dolciumi razziati da Castroni e consistenti precisamente in:
una tavoletta di cioccolato fondente al 70% con cristalli di menta
una piccola selezione di martellatine biologiche dai gusti “strani”
un pacchetto di cookies “quelli veri”, che in realtà sono prodotti in Spagna ma noi li mangiavamo a New York per colazione allora per noi sono gli unici, inimitabili, autentici, americani, e tali saranno sempre, pure davanti all’evidenza certificata del marchio di fabbrica.
E per finire un sacchetto di Baci che mica potevano mancare proprio quelli.
Anche perché tutta la roba di cui sopra se la mangia lui (che con le marmellate ci fa colazione,la cioccolata se la centellina sera dopo sera un tocchettino per volta, i cookies se li sdraia in molto meno tempo il primo fine settimana utile), ma i baci no: li regalo a lui, ma in realtà me li magno io!
Lui è stato come al solito molto più originale e intraprendente.
Acuto e intuitivo.
Premuroso e sorprendente.
E dopo solo 20 volte che gli buttavo lì quanto mi piacesse e quanto mi struggessi nel desiderio di averlo mi ha fatto trovare, nella sua valigetta di lavoro che non apro (né aprirei mai) da sola, con la scusa di prendergli una cosa, l’ultimo libro di Carlo Cracco!!!!
Condito pure del racconto successivo di tutto l’imbarazzo provato a dichiararne il titolo al telefono per non dover fare giri a vuoto in tutte le librerie:
“Scusi, vorrei un’informazione: vi è rimasta una copia dell’ultimo libro di Carlo Gracco?”
E il commesso dall’altra parte, certamente un po’ sadico, tanto più avendo sentito la voce di un uomo che è partito pure male scandendo a cavolo il cognome dell’autore:
“Mi può dire il titolo per favore?”
“Ehm…Se vuoi fare il figo….” – pausa, pensiero molesto da gestire velocemente: “possibile che sia proprio questo? oddio mo se è sbagliato questo penserà mmmmm, er maniaco de turno…poi lavori in libreria, non lo sai l’ultimo libro di Gracco come se chiama?! Te lo devo dì proprio io?!”
Sospiro.
Via, tutto d’un fiato, che la parte più inverosimile della faccenda è andata:
“…usa lo scalogno!”
“Momento che controllo: sì, glielo lascio alla cassa, mi dice il nome?”
Evvai, che per ritirarlo, basterà fornire solo le proprie generalità.
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Ricetta del solitoPeppe, il mio guru in cucina, dal quale ho imparato e continuo a imparare tanti piatti. Facili, sorprendenti, buonissimi, sempre assolutamente sperimentati da lui in prima persona. E quindi niente di inventato o di buttato lì così.
Questo l’ho fatto per una cena sotto le feste di Natale. Con i porcini dell’Etna sarebbe venuto sicuramente molto più buono, ma pure con gli champignon, come del resto aveva assicurato anche lui nella premessa, il risultato non è niente male.
Riporto fedelmente la ricetta qua sotto (che nell'originale potete vedere qua), con le mie piccole varianti fra parentesi.
Ingredienti (per 4 persone)
Ingredienti (per 4 persone)
500 g di funghi porcini (io champignon)
1 cipolla media
2 spicchi d’aglio grosso
1 bicchiere di vino bianco
1 bicchiere di brodo vegetale (anche di dado)
1 cucchiaio di prezzemolo tritato (io un po’ di più)
40 g di burro (io l’ho omesso)
Olio extravergine d’oliva
Sale
Pepe (io anche un po’ di peperoncino)
Procedimento
Per prima cosa tritate molto sottilmente la cipolla ed uno spicchio d’aglio (io l’ho messo intero per poi poterlo togliere). Poi, in una padella molto ampia, versate un po’ d’olio, fatelo scaldare, quindi unite il burro e fatelo sciogliere. Rosolateci dentro cipolla e aglio tritati ed appena la cipolla imbiondisce rosolateci pure la carne di tacchino rigirandola continuamente in maniera da far insaporire bene il tutto.
A questo punto unite il vino bianco e mezzo bicchiere di brodo, coprite la padella e lasciate andare a fiamma bassa per 25 - 30 minuti.
Nel frattempo mondate i funghi, affettateli sottilmente e, passandoli in una ciotola, conditeli con olio crudo (usando gli champignon ho saltato questo passaggio). Fatto ciò uniteli alla carne in cottura. Aggiungete l’altro spicchio d’aglio intero ed il prezzemolo tritato, aggiustate di sale e pepe e bagnate con il resto del brodo caldo.
Continuate la cottura per un’altra mezz’ora circa, quindi spegnete il fuoco, lasciate riposare e servite il piatto caldo.
A questo punto unite il vino bianco e mezzo bicchiere di brodo, coprite la padella e lasciate andare a fiamma bassa per 25 - 30 minuti.
Nel frattempo mondate i funghi, affettateli sottilmente e, passandoli in una ciotola, conditeli con olio crudo (usando gli champignon ho saltato questo passaggio). Fatto ciò uniteli alla carne in cottura. Aggiungete l’altro spicchio d’aglio intero ed il prezzemolo tritato, aggiustate di sale e pepe e bagnate con il resto del brodo caldo.
Continuate la cottura per un’altra mezz’ora circa, quindi spegnete il fuoco, lasciate riposare e servite il piatto caldo.