Martedì grasso e niente dolci di carnevale quest’anno.
Non un raviolo ripieno di ricotta e gocce di cioccolato (tanto per citare un mio preferito).
Non una castagnola al forno, nemmeno una frappa.
Nessuna seduta di frittura premeditataed espletata con meticolosità scientifica.
Perché la voglia è stata, per tutto il periodo, pressoché pari a zero e perchè mica sempre per mangiare dolci sfiziosi e impegnativi bisogna pure faticare.
Basta andare in pasticceria…
Infatti abbiamo mangiato delle castagnole al rum, ripiene, stracolme, strabordanti di ricotta da far svenire i sassi.
E ci siamo anche deliziati di croccantissime frappe annaffiandole di alchermes quel tanto che bastava a farle sembrare fatte in casa.
Comodamente recapitate a domicilio da un illustre invitato a cena.
Insomma, non ci siamo fatti mancare niente, pure essendomela personalmente svignata dalla consueta mattinata annuale votata alla frittura matta e disperatissima.
E nel frattempo ci siamo dedicati alla Cina, la partenza per la quale dovrebbe avvenire fra circa un paio di settimane, che ridendo e scherzando già siamo arrivati.
Leggendo quel mattone noiosissimo che è la Lonely Planet a riguardo (mannaggia alla fida Routard che fra le guide di tutti i paesi fatalità non contempla giusto questo!) e cercando come una disperata alcuni libri, ormai datai, che sembrano scomparsi dalla faccia della terra, o mai esistiti.
Mica è colpa mia se mi è venuta voglia di leggere autori cinesi o di altra nazionalità che parlano di Cina.
E mica è colpa mia se quelli che mi incuriosiscono sono sempre, sistematicamente, ormai fuori catalogo e nemmeno le biblioteche ne conservano copia.
Ora mi rimangono solo le bancarelle di libri usati che infatti sto setacciando e mettendo a soqquadro, che appena mi vedono, gli addetti sudano freddo.
Poi però non mi si venga a dire che parto con libri non adatti al luogo in cui sto andando.
L’amato bene infatti ha iniziato a minacciarmi affinché non mi venga in mente di infilare in valigia qualche testo tibetano o di un tale Gao Xingjian, il più famoso autore cinese dissidente (vincitore del Nobel per la letteratura nel 2000, mica cavoli), le cui opere, dal 1989 sono assolutamente vietate in Cina, ma di cui molti titoli sono disponibili in Italia.
“Io t’avverto: se t’arrestano te lascio lì!”
Ma vuoi che parta senza aver letto un Nobel e senza farmi pungolare proprio dal fatto che è un dissidente?
Ma certo, magari avrò cura di finirlo prima del check-in…
Del resto con Aisha, l’amata di Maometto, quella volta lì , non è successo niente…
L’anticipo con cui sono stati prenotati i voli è più o meno lo stesso, ma la preparazione di questo viaggio, rispetto a quello in Sudafrica è stata decisamente più snella.
Nessun auto a noleggio, ma solo due voli interni.
Non c’è la questione dell’antimalarica, né il problema di organizzare l’itinerario di 12 tappe con spostamenti continui e altrettante sistemazioni.
Qua gli spostamenti sono solo 3.
Tre grandi città, nessun percorso strano, dintorni impervi, luoghi remoti immersi nella natura.
Stavolta, abbiamo scelto così.
Per il Sudafrica solo natura, per la Cina solo megalopoli e vita di città.
Fra smog (tanto smog) e centri commerciali.
Templi taoisti, buddisti e confuciani ed enormi grattacieli.
Quasi per compensazione.
Quasi a voler ancora conservare l’incanto della natura incontaminata del continente nero e rimandare a data da destinarsi un viaggio, nell’interno della Cina, che non si può certo improvvisare.
Ma più pragmaticamente perché non ci andava di affidarci a una guida, di viaggiare 15 giorni in compagnia, di girare “scortati”.
E raggiungere certi luoghi della Cina senza una guida locale, è piuttosto complicato.
A cominciare dal fatto che nessuno, nelle zone rurali, parla inglese.
E che nessun cartello reca le scritte in alfabeto latino.
Imparare i segreti degli ideogrammi avrebbe richiesto un po’ più di tempo, che i soliti 9-10 mesi di anticipo con cui decidiamo destinazioni e prenotiamo voli…
Anche se pure questa idea, a dire il vero, per un attimo mi ha sfiorata, affascinata dalla particolarità di una lingua i cui elementi sono rappresentazioni pittografiche del concetto che rappresentano.
Ogni vocabolo si compone di: un elemento pittografico e un elemento fonetico….detta così: che ce vo?
Ma quando poi ho visto che anche gli accenti hanno un valore decisivo per differenziare, per esempio, ben quattro significati di una sillaba tanto semplice come “ma” a seconda del tono (alto/ascendente/discendente/neutro) con cui viene pronunciata, ho capito che l’impresa era titanica e ben oltre la mia portata.
Così, alla luce di tutte queste profondissime riflessioni, abbiamo diviso l’itinerario semplicemente in 3:
Pechino
Shangai
Hong Kong
5 giorni in ciascuna di queste città, spostandoci con voli locali dall’una all’altra.
Unica e più importante formalità: richiedere, per tempo, un visto di entrata, senza il quale, ad eccezione di Hong Kong, non si va da nessuna parte.
Il visto si richiede compilando un modulo pieno di domande invadenti e un po’ strambe, che spaziano dalle più scontate:
(che vai a fare lì/quanto hai intenzione di trattenerti)
alle meno rispettose della privacy:
(chi ti paga il viaggio/cosa intendi fare mentre sei lì)
Che poi si consegna allo sportello di un ufficio preposto di Roma.
Non puoi richiedere un visto se non hai una prenotazione alberghiera o una persona locale non dichiara di ospitarti in casa sua (hai visto mai che si decida di vagabondare per 15 giorni…) e soprattutto la sicurezza che lascerai il paese entro 30 giorni, quindi il biglietto per un volo di ritorno in tasca.
Dopo aver presentato tutta la documentazione, 3 foto tessera per venire schedati, il passaporto con almeno 6 mesi di validità e il trascurabile dettaglio di 83 euro a testa, il rilascio del visto è comunque a discrezione dell’ufficio competente.
Quattro giorni lavorativi per avere una risposta e sciogliere la prognosi.
Dall’ultima tappa, che è Hong Kong, non si può far rientro nella Repubblica Popolare Cinese a meno di richiedere (e ottenere) un ulteriore visto di entrata.
Ma le formalità non si esauriscono qui:
all’arrivo bisogna compilare un modulo di autocertificazione sanitaria (e la domanda che in questo periodo va per la maggiore è: ce la farà l’amato bene a dichiararsi abile e arruolato pur continuando a ricorrere ai fumenti?) e un altro in cui registrare, per l’ennesima volta, i propri dati in dogana.
Espletato tutto ciò, dopo aver rimesso l’orologio avanti di 7 ore rispetto a Roma, forse si può iniziare a gironzolare.
Forse però stavolta senza poter fare a meno di piegarci all’uso del tablet sul quale abbiamo scaricato le mappe delle 3 città e un frasario italiano-cinese con il minimo sindacale per comunicare.
Ma intanto io, per non sbagliare, una mappa cartacea dentro il libro di Gao Xingjian la infilo lo stesso…
Ah no, quello non si può portare.
@@@@@@@@@@
I rotoli di pasta sfoglia che si comprano già pronti sono una vera manna dal cielo.
Che sì per carità provare a fare la sfoglia in casa costituirebbe uno di quei compitini da voler assolvere prima o poi. Ma più poi che prima, considerata la comodità estrema di trovarla già bella e pronta.
Basta aprire la confezione, srotolare, sbizzarrirsi con formine, coppapasta, bicchieri e tazzine, farcire con tutto lo scibile e infornare qualche minuto per servire un aperitivo sfizioso, goloso e gradito a tutti.
Di solito ne prendo tre confezioni, anche se siamo solo in 4, ma fra una chiacchiera e l’altra, un bicchiere di prosecco e uno di martini…. non ne rimane traccia!
Le quantità sono da decidersi autonomamente; in generale vale la regola di non riempire troppo la pasta per evitare che “esploda” in cottura, che poi se accade non è detto che non escano comunque forme esteticamente apprezzabili.
Per la forma della pasta sfoglia, una vale l’altra a meno che non si debbano fare i cornetti, allora è preferibile quella rotonda.
I ripieni che seguono sono solo blandi suggerimenti di ciò che finora ho sperimentato, ma va da sé che in casi come questi non c’è limite alla fantasia!
Sul come si fanno i cornetti è pieno il web di spiegazioni dettagliate: per comodità, le riporto velocemente anche qui….magari c’è ancora qualcuno che non lo sa e, come facevo io all’inizio, li prepara uno per uno ritagliando le forme più strane!!
Ingredienti
Pasta sfoglia già pronta
Per i ripieni:
-wurstel
-cotto e mozzarella
-speck e provola
-zucchine grigliate/mozzarella e un pezzetto di acciuga
-mortadella e fontina
-stracchino e salsiccia
-broccoletti siciliani e salsiccia
Per le pizzette:
-salsa di pomodoro/ mozzarella/origano
Procedimento
Tagliare la sfoglia secondo le forme desiderate e farcirla a piacere.
Per i wurstel è sufficiente arrotolare la pasta tutto intorno, avendo cura di sigillarne bene i bordi
Per i cornetti:
ricavare dalla sfoglia rotonda tanti spicchi, sistemare poco ripieno nella parte più larga dei triangoli così ottenuti, quindi arrotolarli partendo dall’alto e, una volta giunti alla fine, ripiegare i lati verso l’interno per formare il cornetto.
Cuocere a 200° (in forno già caldo) per circa 15-20 minuti, secondo il forno. Saranno pronti quando risulteranno di un bel colore dorato.
Consigli generali:
- attenzione alle ultime fasi della cottura perché con la sfoglia, passare dal “dorato” al “carbonizzato” è molto facile
- Si possono anche preparare in anticipo e cuocere all’ultimo: in questo caso la teglia va conservata in frigorifero coperta da pellicola fino al momento di infornare (lo shock termico anzi aiuta la sfoglia a gonfiarsi)
- la mozzarella è sempre meglio tagliarla un po’ prima e metterla a scolare
- i broccoletti si intendono ripassati in padella con aglio, olio e peperoncino
- per le pizzette io faccio cuocere a parte per qualche minuto la salsa di pomodoro prima di cospargerne (moderatamente) i dischi di sfoglia: il pomodoro sarà così meno acido e meno forte.
- ritagliando delle strisce abbastanza larghe di pasta, mettendoci sopra strisce di speck o prosciutto e attorcigliando il tutto è possibile ottenere grissinoni molto golosi, tipo questi (e pietà per la foto, ma è giusto per dare una vaghissima idea..)
- qualsiasi ritaglio, o avanzo di pasta, buttato alla meno peggio in teglia senza farcia né altro condimento, costituisce già di per sé uno snack sfizioso.
- Per renderli lucidi e ancora più belli, prima di infornare si spennellano con tuorlo d’uovo sbattuto…io non lo faccio mai.
- Semi di papavero o di sesamo, foglioline di origano o di timo, polvere di paprika o di curry…tutto può contribuire ad abbellire, completare, personalizzare, conferire una marcia in più.
P.S.: fra i rustici, annovererei pure questi:
Quila ricetta