Ne è passata di acqua sotto i ponti, dai tempi in cui l’abitante unico e sovrano della qui presente casetta era l’amato bene.
E ne sono cambiate di abitudini.
E di stili di vita.
E di peso corporeo
E di gusti.
In origine erano tristissime e solitarie cenette (a orari variabili) sbracati sul divano (con il valore aggiunto dei piedi a martello sul tavolinetto antistante), prevalentemente a base di surgelati, sottoli, crackers, wurstel e pochissimo altro.
Magari vaschette intere di gelato, mezze stecche di cioccolato o avanzi di torta dei pranzi della domenica, come consolazione post-prandiale.
Un inutile dominio assoluto sul telecomando (perché se non te lo devi guadagnare che gusto c’è?), le finestre malinconicamente sigillate, il letto desolatamente e perennemente sfatto (che tanto poi ci rivado a dormire, che lo faccio a fa’?).
Poi sono arrivata io e la singletudine, con tutte le sue amenità, ha preso la porta di casa per dare nuova vita e una sferzata di energia a tutte quelle sue (insane) abitudini ormai radicate.
E mica è stato facile, eh?
E riduci progressivamente il suo spazio nell’armadio, facendo sparire ad arte, un giorno quella felpa inguardabile, un altro giorno quel maglione informe, un altro ancora quei cargo inutili, per far posto alle cinquanta(mila) sfumature di tutti i MIEI maglioni e vestitini e gonne e pantaloni.
E convincilo a buttare via gli anfibi, tutte le scarpe da ginnastica più vecchie, le ciabatte a forma di orso, e tutto il (suo) superfluo per far spazio a tutta la gamma di colori MIEI tacchi 5-9-12, degli stivali e delle infradito, delle sneakers e delle ballerine che non porto ma che potrei sempre aver voglia a un certo punto di avere.
E produciti in giochi di prestigio per far volatilizzare una volta per tutte la playstation insieme a tutti i suoi joystick per far posto alle MIE borse (e borsette e zainetti e sacche per il mare -almeno 3!- e pochette e shopping e…vuoi non avere una clutch rosso ciliegia di riserva di questi tempi?!)
E ammucchia tutti i suoi effetti personali in un'unica antina del mobiletto del bagno per prendere possesso delle restanti 3 (che mica c’ha i sieri antirughe, la gamma completa dei lucidalabbra e degli smalti coordinati e i flaconi di olio di mandorla lui: a che gli serve tanto spazio?).
E spronalo a comprarsi un portatile per poi prenderne completamente possesso quando si rompe il tuo.
E inducilo a portare tutti i libri già letti a casa dei suoi per far spazio esclusivamente ai MIEI che, vuoi mettere? Tra cucina e letteratura, ne beneficia anche lui, mica no.
Insomma, rosicchia spazio di qua, allargati di là, ecco che la casetta è diventata quel che è ora: splendido esempio di convivenza civile e assolutamente democratica.
Dove vigono regole ferree e tabelle di marcia unanimemente stabilite.
Dove le finestre si tengono aperte (un pochetto) anche di notte, anche con zero gradi fuori, perché di un ricambio di ossigeno c’è sempre bisogno!
Dove a Natale si fa l’albero ma anche il presepe che mica perché c’è poco spazio bisogna per forza rinunciarci.
Ma il campo in cui si è esplicata la maggior fatica (e raccolte le maggiori soddisfazioni) è, senza dubbio, quello alimentare.
Dove il mangiar sano non è solo sbandierato a ogni piè sospinto, ma anche tenacemente perseguito, che qua mica si gioca.
Abbiamo iniziato a familiarizzare con la frutta, questa misconosciuta, per poi passare a introdurre progressivamente le verdure, procedendo per grandi categorie secondo le stagioni: crucifere e solanacee in testa, che le patate sì, ma valeva la pena promuovere anche la conoscenza di pomodori e melanzane…
Ed ecco quindi che piano piano, con pazienza (mia) ed eroico sprezzo del pericolo nell’affrontare ogni volta un nuovo sapore (lui) siamo arrivati a toccare vette inimmaginabili.
Perfino associando dolce e salato, che pareva quassi peccato anche solo nominargliela, una stranezza del genere.
Abbiamo sdoganato invece l’arista con le mele.
E il pollo con l’uva.
E il tacchino all’arancia.
È giunto a considerare buono, dopo le prime perplessità, perfino il tofu, in tutte le sue declinazioni, dolci e salate.
Una sola cosa non mi era riuscita, prima di qualche giorno fa, di fargli assaggiare: la cicoria!
Per puntiglio, credo, non altro.
È amara.
È “filamentosa”.
Si attorciglia ai denti.
Sa di terra.
Decido di procedere a modo mio.
Lo osservo attentamente una sera mentre mangia estasiato, declamandone l’incredibile bontà, questo gratin di indivia riccia.
Ci riprovo una settimana più tardi, aggiungendoci più pangrattato, facendo abbrustolire meglio la crosticina sopra, esaltandolo con un pizzico in più di peperoncino che a lui piace tanto.
Poi lo guardo mangiare di gusto.
“ti piace?”
“buonissimo”
“meglio questo o quello della scorsa settimana?
“ oh non c’è paragone: questo sicuramente!”
“bene: ti informo che ti sei appena mangiato un piatto di cicoria”
…E anche questa è fatta, gente!
@@@@@@@@@@
Va da sé dunque che questo gratin può essere, indifferentemente, di indivia o di cicoria. Io, essendo integralista e dovendo promuovere uno specifico sapore, l’ho fatto più semplice possibile, ma naturalmente lo si può arricchire con parmigiano, olive nere, un po’ di cipolla….l’importante è sempre svelare il tutto a cose fatte!
Ingredienti
1 cespo di indivia riccia
Qualche cucchiaio di passata di pomodoro
Pangrattato
Olio extravergine d’oliva
Sale
Peperoncino (facoltativo)
Procedimento
Mondare l’insalata eliminando le foglie più esterne e lavarla bene. Portare a bollore una pentola di acqua, e sbollentare l’indivia per qualche minuto (più o meno quando inserendo una forchetta nelle coste più dure questa non incontrerà una grande resistenza), quindi scolarla bene.
Prelevare piccole porzioni di insalata e strizzarla bene con le mani; disporla su un tagliere e sminuzzarla grossolanamente. Oliare una teglia e cospargerla di pangrattato. Condire l’indivia con olio, sale e peperoncino, quindi disporla nella teglia su un unico strato. Aggiungere qualche cucchiaiata sparsa di passata di pomodoro, cospargere tutto di pangrattato, finire con un giro d’olio e infornare a 180° per una decina di minuti e altri 5 in funzione grill.