Non sono nuova a figure barbine. Parole fuori posto, tempi sbagliati, commenti inopportuni.
Capita così, ovviamente senza volerlo. E quando me ne accorgo è : o generalmente troppo tardi; oppure fuori proprio dalla portata di una qualsivoglia manovra di aggiustamento. Che poi tutto sommato può perfino peggiorare le cose.
Va meglio quando me ne accorgo solo molto tempo dopo. Almeno è passato un ragionevole lasso di tempo e amen.
Venerdì mattina in palestra, fine della lezione di funzionale.
Mi intrattengo con una malcapitata come me a parlottare del più e del meno.
Ci raggiunge l’istruttrice, che è la stessa del corso di ginnastica ludico motoria, per dirmi che il bambino di un’amica cui avevo fortemente consigliato di far fare almeno una prova, è “troppo forte”. Carino, educato, simpatico e via di sviolinata.
Chiedo quanti bambini abbia oltre a lui. Inizia a sciorinarmi un elenco di nomi fra i quali colgo una sovrabbondanza di “C” e di complicatissimi arrotolamenti di lingua ai fini della pronuncia e la interrompo sgomenta, quasi provata dal solo sentirli enunciare. “Ehhh mamma mia, ma non ti impicci co sti nomi quando devi chiamarli? Cloe, Nausicaa…”.
Lei tentenna, pare come non volersi esprimere. Provata sì, ma non del tutto disposta ad ammetterlo.
“beh sì, poi a volte si aggiunge anche una Bianca…”, che fra tutti mi pare il nome più comune, non capisco infatti perché lo annoveri fra i complicati di cui sopra.
Che lo stia facendo per buttare tutto in caciara? Mi rispondo da sola affermativamente, quando realizzo che accanto a noi c’è ancora la tizia con cui mi intrattenevo a fine lezione. Mamma di due bambini se non ricordo male. Maschio e femmina, se la memoria mi assiste. Una è Cloe per l’appunto. E lì la memoria, accidenti a lei, mi sovviene solo ora.
Mi ricordo di un appuntamento improvviso, mi congedo augurando uno splendido fine settimana e scappo via. Più veloce che posso.
Salvo darmi metaforiche martellate in testa al pensiero che ancora una volta avrei potuto pensare almeno qualche secondo in più prima di parlare.
Poi mi consolo, pensando che in fondo questo è veramente una bazzecola. Un nonnulla in confronto a quella volta in cui all’uscita dalla lezione di posturale, ho salutato la ragazza non vedente e il suo meraviglioso cane guida, con un convinto e gioioso “Ciao, ci vediamo!”.
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Fette biscottate e marmellata, yogurt e noci, pancake e frutta fresca, dolce o salata…quanti modi conoscete per fare colazione?
Io sono sempre alla ricerca di quella “giusta” che appaghi il gusto, non appesantisca, sia povera di zuccheri, non troppo carica di carboidrati e soprattutto che mi permetta di arrivare fino all’ora di pranzo senza la voglia irrefrenabile, dopo un’oretta scarsa, di correre al bar a prendermi un cornetto. La granola risolve un po’ tutto. Ricca di cose buone, nutrienti e sane ma soprattutto molto versatile, potendo essere realizzata in centomila modi diversi. È comoda perché si conserva molto a lungo in un barattolo di vetro ben chiuso (a patto di riuscire a non andare lì ogni tanto a sgranocchiarne una manciata..). Ho preso idea e dosi da lei, che ne ha create davvero tante versioni, una più golosa dell’altra. Di mio ho aggiunto i kumquat e un po’ più di cannella. E via, un altro modo per smaltirli lo abbiamo trovato!
Ingredienti
180 gr di fiocchi di avena integrale
150 gr di kumquat (circa 15-16)
100 gr di quinoa soffiata
50 gr di semi di zucca decorticati salati
50 gr di semi misti (girasole, sesamo bianco, lino, papavero)
6 datteri denocciolati
3 cucchiai di olio di riso
2 cucchiaini abbondanti di cannella
Procedimento
Armatevi di una ciotola capiente e buttateci dentro i fiocchi d’avena, la quinoa soffiata, la cannella e tutti i semi. Nel bicchiere del frullatore invece infilate i datteri, l’olio e i kumquat lavati e privati dei semi. Frullate bene il tutto e unitelo agli ingredienti secchi mescolando con cura fino a quando non si sarà formato un composto appiccicoso. Stenderlo su una placca foderata di carta forno livellandolo bene e infornare a 150° per circa 40 minuti. La cottura e la temperatura del forno sono molto importanti. La prima volta avevo messo il forno a 170° e mi è toccato buttare via tutto perché se all’inizio sembra non cuocersi mai, alla fine bruciarla è stato un attimo. Meglio allora temperatura bassa, estrarre e mescolare a metà cottura e prestare la massima attenzione alla doratura della granola che comunque inizierà a sprigionare il suo inconfondibile, buonissimo profumo quando mancherà poco. Al termine spegnere il forno e lasciarla con lo sportello semi aperto per una notte in modo che si asciughi bene prima di riporla nel contenitore.