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Channel: Pizza Fichi e Zighinì
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In forma - Girasole rustico duplice versione

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Di solito si mettono in forma le scarpe.
Quelle strette, che proprio non sopporti.
Oppure gli stivali, quelli con la zip che si blocca appena iniziata la corsa e non vuole proprio saperne di risalire oltre la piega (iniziale) del polpaccio.
Figuriamoci tenercelo strizzato dentro per il resto del giorno.
Allora si va di giornali appallottolati. Palle di gommapiuma, di stracci, di cuscinetti della sedia, poi bottiglie di plastica, latte di acquaragia sottratte al cantiere del’amato bene o qualsiasi altro oggetto possa risultare utile allo scopo.
Che non è solo quello di potersi finalmente mettere quelle scarpe o quegli stivali ma magari, già che ci siamo, imparare una volta per tutte che le scarpe vanno prese della misura giusta (anche quando ci si innamora perdutamente di un modello e il numero è finito) e gli stivali rigorosamente dotati di lacci o elastici nei punti critici, pure se “eh però mi piacciono quelli con la zip”.
(senza lasciarsi abbindolare da false promesse, che tanto no, non cederanno).
Le manovre di allargamento e messa in forma tuttavia in questa casa interessano anche altri capi di abbigliamento e precipuamente, per quanto mi riguarda, i pigiami.
Che io compro, scientemente e nel pieno delle mie facoltà mentali quando ancora non sono accecata dal colpo di fulmine per un modello in particolare, di una o anche due taglie in più.
Questo perché mi piacciono comodi (leggi: informi, sbrindellati, con pantaloni striscianti a terra e maniche penzolanti ben oltre le mani)
 Roba che la vestaglietta a fiori de pora nonna, incrociata sul davanti e legata dietro la schiena, al confronto era un completino sexy di alta lingerie.
Ma la comodità innanzitutto, con buona pace dei manuali di seduzione.
Capita però che alcuni pigiami, anche di un paio di misure in più, prevedano proprio un modello di maglietta con maniche strette. Di quelle che tiri su ma si incastrano come la zip degli stivali, nemmeno a metà gomito.
O che i pantaloni siano modello leggins, fascianti senza rimedio.
O infine capita che un pigiama bellissimo ti sia stato regalato ma possieda tutte queste caratteristiche insieme e ti chiedi come risolverle senza doverlo cambiare per timore di non ritrovarlo uguale identico.
Non c’è problema, ci penso io!” -  annuncia serio l’amato bene.
Non penserai di metterti a tirarlo da una parte all’altra, vero? Me lo rompi!”
Ma nulla è così scontato quando ha a che fare con la sua mente vulcanica.
E me lo ritrovo lì, alle spalle, mentre armeggio con i fuochi per ripassare i broccoletti siciliani, col timore di voltarmi a vedere la soluzione che ha escogitato.
Ma poi lo faccio.
E vedo lui, taglia 50, fisico palestrato, spalle da culturista, strizzato dentro un paio di simil -leggins bianchi punteggiati di macchine da scrivere vintage e una magliettina rosa con scollo a V, da cui fuoriescono pettorali guizzanti, che gli arriva all’altezza dell’ombelico.
Lasciandolo scoperto.
I bicipiti a malapena trattenuti dalle cuciture, il viso violaceo di chi sta per esplodere, l’espressione tronfia per aver trovato una soluzione geniale al mio pseudo problema.
Abbandono i broccoletti sul fuoco, piegata in due dalle risate.
Poi gli annuncio che quando verrà a suonare la vicina per chiedere qualcosa come fa sempre all’ora di cena, andrà ad aprire lui.
Magari è la volta buona che smette di farlo.
(E comunque sì, il mio adorato pigiama ora mi calza a pennello)

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Ho visto per la prima volta la ricetta di questa torta rustica da lei, fatta in una versione buonissima con solo ricotta e prosciutto cotto che però io da subito ho sostituito con fesa di tacchino arrosto.
Poi ho iniziato a farla con ricotta e spinaci, abbinamento che, come si sarà capito, amo alla follia.
E da allora la faccio praticamente tutte le volte che ho gente a cena.
Perché è facile, veloce, e fa fare veramente un figurone.



Ingredienti
2 rotoli di pasta sfoglia rotonda
500 gr di spinaci al netto degli scarti
500 gr di ricotta di pecora
3-4 cucchiai di pecorino grattugiato
La buccia grattugiata di 1 limone bio
Mezzo cucchiaino di noce moscata
2 uova




Per la versione senza spinaci
2 rotoli di pasta sfoglia rotonda
gr. 700 di ricotta di pecora
gr. 200 di fesa di tacchino arrosto tagliata in un’unica fetta
2 uova
3-4 cucchiai di pecorino grattugiato
pepe nero
semi di papavero
 
Procedimento
Mondare gli spinaci e cuocerli per un paio di minuti in pochissima acqua, quindi scolarli, farli intiepidire e strizzarli con le mani. Raccogliere la ricotta in una terrina e amalgamarla con gli sinaci tritati, 1 uovo intero, 1 albume, il pecorino, pochissimo sale, la noce moscata e la scorza di limone, fino ad ottenere un composto omogeneo. Stendere, con tutta la carta forno, il primo rotolo di pasta sfoglia sulla lastra del forno. Disporre un paio di cucchiai di composto al centro e il restante tutto intorno, lasciando un centimetro lungo i bordi e intorno al centro. Coprire con l'altro rotolo di pasta sigillando bene la parte centrale per creare il centro del girasole (con le dita oppure con l’aiuto di una tazza rovesciata) e i bordi con l’aiuto di una forchetta, cercando di eliminare bene l'aria all'interno.
Con un coltello affilato tagliare la corolla in tanti “petali” di circa 3 cm, che dovranno essere ruotati delicatamente (mettendo la parte con il ripieno verso l’alto). Spennellare tutta la superficie del girasole, petali compresi, con il restante tuorlo sbattuto. Distribuire sulla parte centrale del fiore i semi di papavero e infornare in forno già caldo a 200° per circa 25 minuti, finché non sarà cotta e ben dorata.





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