La farinata è una cosa seria.
Talmente tanto che io con lei ho un rapporto sempre in bilico tra amore e odio che va avanti da tempo indefinito.
Amo quella sua crosticina croccante e saporita in superficie tanto quanto odio il suo aspetto molliccio e anemico della base (che così, pare, deve essere).
Amo il fatto che si prepari tutto sommato in poco tempo (a parte ricordarsi di formare la miscela di farina e acqua in anticipo visto che deve riposare in frigo almeno 4 ore – meglio se tutta la notte) ma odio dover ogni volta lasciare in ammollo la teglia per la settimana a seguire in attesa che si stacchino i residui dal fondo.
Amo la sua consistenza ma odio quando trasuda olio.
E per l’appunto, quella che mangiammo di recente (si fa per dire, ma comunque, in epoca prepandemica) a Volterra era sì tanto buona, ma talmente unta che se la strizzavi potevi riempirci mezza bottiglia di olio.
E insomma, a conti fatti, ancora devo capire se mi piace o no.
Anche se continua ad attrarmi irresistibilmente e non mi rassegno a un amore così controverso nei suoi confronti.
Il fatto è che io amo alla follia i ceci. Tanto da impiegarli anche per fare brownies, biscotti, versioni di hummus al cioccolato e al caffè e perfino cioccolatini.
Poi però arriva questa specie di pizza fatta solo di ceci ridotti in farina e io mi blocco.
Non so. Non capisco. Non mi convince.
Dalla preparazione alla cottura, che pare facile ma non lo è.
Agli albori di questo blog ne avevo fatta una versione che lì per lì mi era anche piaciuta, ma avendola stratificata e farcita di speck avevo, chissà perché, finito per spostare l’attenzione su tutto tranne che sulla protagonista principale, riducendola quindi a mera comparsa.
Segno evidente che tutto questo amore non me lo avesse suscitato nemmeno quella volta.
Così ho continuato a comprare sacchetti di farina di ceci e a provare ricette.
Fino alla scorsa settimana quando, sbirciando sullo stato di Whatsapp ho visto la foto di una farinata bellissima messa da un amico di vecchia data con tanto di elogi, cuoricini, parole festose e slurp vari.
Sono seguite un paio d’ore di messaggi scritti, vocali, foto di teglie, elargizione di trucchi e dritte culminati in una videochiamata a 4 (perché a quel punto, data la levatura e la scabrosità dell’argomento si erano aggiunti anche i nostri rispettivi consorti) con spiegazione dettagliata sulla cottura.
Abbiamo ottenuto 3 cose:
1) Una ricetta senza olio all’interno dell’”impasto”
2) Una farinata – buonissima - che non ha previsto scalpello e seghetto per tirare via le incrostazioni dalla teglia
3) Un appuntamento a breve per rivedersi finalmente tutti e 4 dopo tanto tempo.
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Ingredienti
250 g di farina di ceci
650 ml di acqua
Aghi di rosmarino
Sale
Pepe (facoltativo)
Olio evo per ungere
In più, prima di infornare, io aggiungo:
prezzemolo tritato e scorza di limone grattugiata
Procedimento
Disporre in una ciotola la farina, il sale, il pepe e il rosmarino. Unire l’acqua mescolando con una frusta manuale per evitare la formazione di grumi. Coprire il recipiente e lasciare riposare per almeno 4 ore.
Al momento di cuocerla, scaldare perfettamente il forno alla massima temperatura in funzione ventilato. Ungere molto bene una teglia antiaderente (o anche la placca del forno): non essendoci olio nell’impasto, non basta spennellare, bisogna che ce ne sia un sottile strato, senza esagerare, ma che comunque copra bene ogni parte della teglia, bordi compresi. Riprendere il composto, aggiungervi il prezzemolo tritato finemente e la scorza del limone grattugiata e, con l’aiuto di un cucchiaio su farla colare, versarla lentamente nella teglia, in modo che l’olio sottostante non venga via, se versata di colpo.
Infornare per 10 minuti, dopodiché aprire il forno, lasciare uscire l’umidità per qualche secondo, spostare la manopola in funzione grill e proseguire la cottura per altri 10 minuti.
Io la preparo la mattina per la sera. Anche riscaldata è molto buona e anzi, a gusto mio, il giorno dopo, lo è anche di più!